“La Stanza del Figlio”, film apparentemente semplice, dalla trama esplicita e lineare, rivela in realtà una varietà di significati che rimanda direttamente al cuore della psicoanalisi. Nanni Moretti infatti, sin dal titolo dichiaratamente metaforico, evoca il mondo psicoanalitico in tutta la sua complessità e contraddittorietà: un universo ambivalente in cui la figura dell’analista racchiude in sé elementi al tempo stesso di forza e di debolezza, di tenuta e di tracollo. Sullo psicoanalista Giovanni infatti si possono dare giudizi antitetici: che capisce o che non capisce i suoi pazienti; che risponde loro correttamente o che è imprigionato in un gioco di automatismi fatto di frasi di rito senza alcun effetto terapeutico; che mantiene un giusto distacco o che si affida ad un metodo come ultima risorsa difensiva. E altrettanto si può dire del destino della psicoanalisi che oscilla tra il suo connaturato stare tra vita e morte e la sua morte imminente da più parti annunciata.